Home > News > Le storie aiutano a sentirsi più vicini anche quando si è lontani: intervista ad Emanuela Ferri su “Storie Digitali”

Da poco abbiamo lanciato “Storie digitali: concorso per storie da ascoltare“: attraverso l’iniziativa, sfidiamo chi si vuole cimentare nello scrivere un breve racconto sul rapporto con la tecnologia in questo ultimo anno. I racconti saranno pubblicati su Strillone, la app che abbiamo sviluppato per rendere ascoltabili giornali e testi di ogni tipo. I più votati dal pubblico diventeranno quadri tattili nell’ambito della mostra Sensoltre, grazie al talento artistico di Giovanni Pedote.

Abbiamo chiesto ad Emanuela Ferri, socia ISF ed ideatrice, insieme a Chiara de Felice, coordinatrice della sezione Puglia, com’è nata l’iniziativa.

1. Ci racconti come nasce l’idea del concorso “Storie digitali”?

Una mattina di dicembre è capitato che la connessione a internet di casa ha fatto i capricci. Avevo una chiamata importante su Skype e non c’era verso di collegarsi se non con tre quarti d’ora di ritardo. Mi sono sentita isolata e impotente davanti al mio tablet che si rifiutava di mostrare i volti dei colleghi. È stato allora che ho percepito l’importanza per noi oggi di essere costantemente connessi. Specie quando si lavora in smartworking o si è comunque costretti a restare a casa. Chissà quanti episodi curiosi relativi al nuovo rapporto con la tecnologia e quante storie abbiamo vissuto o anche soltanto immaginato in questi mesi di pandemia. Giusto! Perché non raccontarcele allora? Mi piace pensare che le storie aiutano a sentirsi più vicini anche quando si è lontani.
Quello stesso pomeriggio ho scritto ai soci pugliesi Chiara (de Felice) e Roberto (de Nicolò) per cercare di mettere a frutto insieme l’idea di usare alcuni degli strumenti informatici per diffondere delle storie. Ed ecco l’idea: portare i racconti di tutti dentro la app di Strillone così che in pochi attimi chiunque potesse ascoltare ciascun racconto in qualsiasi momento dal proprio smartphone. Ovunque si trovi.

2. Che legame c’è con due progetti già di qualche anno fa come “Sensoltre” e “Strillone”?

Sensoltre e Strillone hanno in comune molto più che la semplice lettera iniziale. Entrambi i progetti nascono in Puglia con lo sviluppo app a cura del socio Fabrizio Lippolis e l’intervento creativo di Giovanni Pedote. Entrambi i progetti sono nel settore della disabilità, principalmente come supporti agli utenti non vedenti. In realtà l’uso di questi strumenti si rivela ancora più significativo per i vedenti perché consente loro di conoscere da vicino un disagio per comprenderlo meglio. Strillone è una app per la lettura in sintesi vocale di quotidiani mentre Sensoltre è una mostra di quadri tattili che possono essere fruiti tramite l’uso di un smartphone in comunicazione di prossimità e quindi con una traccia guida che si attiva in cuffia al passaggio davanti al quadro. Se entrambi gli strumenti nascono per risolvere l’effetto del disagio visivo, si trasformano difatti in opportunità di crescita culturale e sociale per tutti.

3. Che conseguenze positive speri che abbia il concorso?

Mi auguro che questa iniziativa favorisca la condivisione di emozioni e percezioni proprie del periodo che stiamo vivendo. Abbiamo riscoperto o scoperto un nuovo valore delle cose e degli affetti. Credo che tutti abbiamo avuto modo di riflettere anche sull’importanza della tecnologia nella nostra vita sociale. Quello che conta è mettere a fuoco le reali opportunità degli strumenti, senza perdere di vista l’approccio umano. Vogliamo conservare traccia di queste sensazioni speciali che verranno fuori dai racconti. Spero che mettere insieme in modo inedito le due applicazioni possa anche suscitare nuovo interesse e supporto allo sviluppo da parte di istituzioni e diversi interlocutori impegnati nel sociale sia del mondo pubblico che privato.

4. Secondo te app come Strillone e progetto come Sensoltre possono cambiare la percezione delle disabilità e del ruolo delle tecnologie?

Anche un vedente può ascoltare un racconto piuttosto che leggerlo. Così come un vedente può esplorare un quadro sviluppando altri sensi oltre la vista. La bellezza è nella possibilità di usare ogni tecnologia indipendentemente dalla propria condizione fisica e/o psicologico emotiva. Se questa è ugualmente fruibile da tutti, allora il suo valore sarà unico in termini di ‘No digital divide’. In entrambi i casi la tecnologia aiuta ad abbassare le barriere a favore di nuovi approcci socio culturali.