Home > News > La storia di Mac e Piccì

Quella che vogliamo raccontarvi, è la storia di una lezione di informatica un po’ speciale, che nasce dalla richiesta di una scuola materna di Roma di poter disporre di alcuni computer per avvicinare bimbi dai 3 ai 6 anni all’utilizzo del computer.03 02rid

 

Parlandone durante la nostra riunione mensile di Informatici senza Frontiere, ci siamo resi conto che la condivisione di quanto accaduto poteva essere utile a chi, come successo a noi, si rivolge per la prima volta un gruppo di bimbi con l’intento di introdurli al magico mondo dei computer e di ciò che vi gira attorno. Ma non solo. Ci siamo accorti, che questa è una bella storia da raccontare.

 

Il primo consiglio spassionato che sentiamo di dover dare, è quello di fare un sopralluogo almeno un paio di giorni prima dell’ipotetica sessione, in maniera da visualizzare la lezione in loco: scoprirete che la disposizione delle aule non sempre è come la immaginate, che manca il cavetto, la cassa audio, la password per impostare proprio quella funzionalità che vi serve assolutamente, etc.

 

Nel nostro caso, ci siamo trovati con un computer per aula (tre aule per tre computer), ad altezza bimbo (giustamente!), posto in un angolo della stanza – quindi con scarsa visibilità dello schermo – e i banchi disposti in isole circondate dalle mini sedie dei pargoli.

 

Necessità virtù, veloce scambio di pareri tra colleghi e maestre, si è riorganizzata la sessione in una maniera che si è rivelata essere molto efficace.

 

Siamo arrivati attrezzati con un case di un PC Tower già aperto, un mouse ed una tastiera da battaglia, delle casse audio e qualche CD di canzoncine per bambini (in mp3). Sui computer disponibili erano stati installati Ubuntu ed il pacchetto base Edubuntu (basterebbe TuxPaint); poi monitor, tastiera, mouse; c’era anche un programma per la scrittura (Open Office) ed un programma per la lettura dei file musicali, con la possibilità di elencare tutti i brani in lista.

 

Pronti per iniziare.

 

La lezione è cominciata con una veloce presentazione ai bambini, per poi proseguire assegnando un nome al loro computer (Piccì) ed al cervellone già aperto (Mac). A questo, punto con l’aiuto della maestra e degli assistenti di classe, abbiamo organizzato i piccoli in quattro isole e, a turno, li abbiamo fatti familiarizzare con i dispositivi smontati: la tastiera, il mouse, il case aperto e i CD, avvalendoci delle molte analogie con la mente umana a cui il computer si presta: memoria, unità per il calcolo numerico, i cavetti dentro cui si muovono i pensieri, il raffreddamento, e via dicendo.

 

Dopo questa fase, ci siamo concentrati sul computer di classe e i bimbi, uno per volta, lo hanno acceso, aperto il cassettino del lettore, inserito un CD e scelto un brano ciascuno tra gli applausi dei presenti. Il passo successivo è stato l’approccio alla tastiera, utilizzando il programma per la scrittura con un carattere esageratamente grande); i bimbi hanno digitato prima dei numeri poi il proprio nome facendo attenzione alle corrispondenze tra tasti premuti e caratteri visualizzati (c’è poi quel meccanismo magico che alla pressione continuata di un tasto fa apparire decine di caratteri uno dopo l’altro che fa sempre molto effetto).

 

L’ultima esperienza proposta nelle varie sessioni è stata l’uso di TuxPaint, preferibile rispetto a Paint per un milione di motivi diversi che non stiamo qui ad elencare; ai bambini sono stati presentati dei disegni tracciati in bianco e nero e, sempre a turno, hanno sperimentato l’impiego del mouse per colorare il disegno scelto (particolarmente utile la funzione riempimento).

 

La durata media dell’intera sessione è stata di circa 90 minuti. Al termine, i pargoli avrebbero potuto ricevere una stampa del disegno colorato, se ci fosse stata la disponibilità di una stampante a colori.

 

In ogni caso, erano tutti molto soddisfatti e in tanti lo hanno dimostrato con manifestazioni d’affetto spontanee nei nostri confronti. Per parte nostra, la soddisfazione è stata grandissima ed il pensiero che tanti piccoli hacker in erba sono adesso in giro per Roma a spiegare come usare i cervelloni a genitori e amici ci riempie d’orgoglio.

 

Fabrizio Tringali / Claudio Rosazza

Text Editor – Nicoletta Staccioli