Il Festival di Informatici Senza Frontiere 2019 ha riunito a Rovereto, dal 17 al 19 ottobre 2019, moltissime persone che hanno seguito gli oltre 40 relatori e relatrici, partecipato ai workshop e riempito le sale delle varie sedi con dialoghi, domande e riflessioni. Abbiamo chiesto a Dino Maurizio, presidente di ISF, di raccontarci com’è andata dal suo punto di vista.
Dino, che bilancio faresti del Festival di quest’anno?
Quest’anno il festival pur partendo con qualche affanno, dovuto al cambio del partner organizzativo, è stato, a detta dei partecipanti, di grande successo. In particolare, sono stati sottolineati i temi molto attuali e sentiti e i contenuti di alto livello. Per alcuni appuntamenti le sale, pur capienti, non hanno consentito purtroppo di accogliere tutti i partecipanti e molti sono rimasti in piedi o si sono seduti per terra. Moltissimi sono stati i riscontri positivi nei giornali locali ed in quelli specialistici. E’ stata un po’ debole la divulgazione a livello nazionale, forse per mancanza di ospiti di richiamo mediatico. L’opinione generale espressa dal pubblico ha ritenuto comunque l’edizione di quest’anno la migliore sin qui fatta: quindi, un bilancio di grande soddisfazione per tutti coloro che si sono prodigati alla buona riuscita della manifestazione.
Che cosa funziona particolarmente bene nel format del Festival, secondo te?
Pensando al format, e non ai contenuti, credo che gli aspetti che funzionano meglio siano due. Il primo è il modo in cui i contenuti sono trattati: diamo molta attenzione a portare messaggi semplici e chiari anche quando si parla di cose specialistiche e complicate. È importante che quanto viene esposto sia capito da un pubblico eterogeneo formato da studenti, anziani, giovani, adulti di diverso livello scolastico. Il secondo aspetto è il coinvolgimento del territorio nelle sue varie forme: enti pubblici, privati, scuole, università, etc. Tutte queste forze non sono solo spettatrici ma partecipi attive e contribuiscono in parte alla creazione dei contenuti della manifestazione stessa.
Quali nuove energie entrano in ISF grazie al Festival?
Il festival, specie quello di quest’anno, ha portato nuove energie innanzitutto a noi stessi che viviamo ogni giorno l’attività dell’associazione, e questo è già un fatto positivo per un’associazione fatta da volontari. Tuttavia, ha contribuito anche ad allargare la rete di connessioni, sia individuali, sia di gruppi organizzati, con cui sono già nate idee per nuovi progetti ed iniziative, ovviamente sempre a supporto di individui o comunità che vivono in stato di disagio e difficoltà.
Quali piani ci sono per il futuro? Continueremo ad avere un’edizione del Festival in Trentino?
I piani li faremo entro la fine dell’anno. Ci sono molte variabili in discussione: il rinnovo della giunta comunale di Rovereto che ci ha sostenuto con passione e supporto in questi anni, il nuovo direttivo dell’associazione che si insedierà la prossima primavera, la disponibilità di risorse da dedicare al Festival stesso, e così via. Se il tutto andrà come per il passato non vedo ragioni per interrompere la collaborazione con il comune di Rovereto. Capisco che molti soci preferirebbero una soluzione meno “periferica”, che non escludo a priori ma che al momento non vedo praticabile per ragioni legate alle sponsorizzazioni necessarie ad una manifestazione di questo tipo.
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