Riprendo in parte i temi trattati dall’ultimo post di Giorgio e dal mio commento.
Premetto che ne scrivo da ignorante e chiedo preventivamente perdono per le eventuali inesattezze o mancanze.
Sono entrato di recente in contatto con il mondo dei non vedenti e ipovedenti tramite l’incontro con un amico che da anni si occupa (come volontario) di formazione a questa fetta di popolazione.
Riprendo una parte del messaggio che mi ha scritto e che credo valga la pena di divulgare:
“…Fino a qualche decennio fa, gli “ipovedenti ed i non vedenti”, pur sufficientemente indipendenti nella loro quotidianità, nella mobilità, nella comunicazione interpersonale grazie all’utilizzo della telefonia, avevano notevoli difficoltà a fare di conto, ad inviare una lettera, a leggere un giornale, un libro, a verificare la loro documentazione: erano queste, per loro, operazioni consentite solo per mezzo di ausili vocali o attraverso pubblicazioni con la scrittura Braille. Va detto che le nuove tecnologie, negli anni, hanno fornito nuovi strumenti ma, purtroppo, pochi hanno avuto la fortuna di sfruttare le occasioni: le attrezzature erano troppo costose e sempre poco conosciute e divulgate.
Con la fine degli Anni Settanta è scesa in campo la tecnologia informatica: ai computer venivano applicate delle speciali barre Braille che replicavano i caratteri sullo schermo e li convertivano in lettura tattile.
In tempi successivi sono state messe a punto delle interfacce audio che, per mezzo della sintesi vocale, guidavano il “non vedente” nella lettura e scrittura di un testo ma con il passaggio dai sistemi operativi a “carattere” a quelli ad “immagini grafiche” (Windows, in particolare) il processo applicativo ha avuto un forte rallentamento.
Solo dalla metà degli Anni Novanta si sono sviluppati dei programmi di “screen reader” in grado di trasformare le icone, tipiche della grafica, in testi vocali sfruttando le prestazioni di base dei normali computer multimediali. Si è così reso possibile l’accesso a documenti cartacei di ogni genere, a tutti i programmi informatici, ad internet, alla gestione della posta elettronica… e tutto con dei normalissimi computer, ormai presenti in ogni attività produttiva ed in quasi tutte le case.
Purtroppo mancava l’anello principale: l’istruzione. Questo era un bene difficile da trovare: spesso scadente, incompleto, senza assistenza, a pagamento. Per lo più questa era ed è lasciata all’autoapprendimento…”
Tutto questo per inquadrare il tema. Ma la vera notizia è che la scelta è stata di chiedere agli stessi non vendenti, “… autodidatti e preparatissimi…” di fare da istruttori. E i risultati sono stati eccellenti!
La riflessione sorge spontanea: non potremmo, noi tutti che ci occupiamo di informatica (ed in particolare di informatica per soggetti “deboli”), ripensare questi soggetti come reali soggetti produttivi? Per fare cosa? Alcuni esempi, in ambito profit e non:
-organizzare corsi di scolarizzazione informatica per ragazzi, stranieri, detenuti, persone vedenti e non;
-partecipare ad attività di organizzazione che richiedano l’uso di PC, internet e telefono;
-fornire esperienza e know-how per attività di aiuto nel campo degli ausili per la cecità o ipovisione.
E infine, come provocazione, ma non troppo, aiutarci a progettare interfacce che siano usabili anche dai cosiddetti “normovedenti” che come me, un po’ presbite, fanno fatica ad usare le nuove tecnologie.
L’invito è quindi a tutti gli amici di ISF e alle persone sensibili a questi temi: proviamo a pensare che questa sia una risorsa in più per affrontare i nostri progetti e forse avremo qualche bella sorpresa.
Informazioni di maggior dettaglio disponibili a richiesta.