Home > Racconti di volontariato > Non pensare a cosa potresti fare per ISF. Fallo e basta
Donazione

La mia storia con ISF nasce nel 2010 (se non mi ricordo male), con un articolo apparso su “La Repubblica”. L’articolo mi incuriosisce, prendo contatto con Franco Visentin, partecipo a un bel pranzo in un agriturismo della bassa modenese (se non mi ricordo male). Divento socio prima e membro del direttivo nazionale di lì a qualche anno.

Non ero, e non sono, un informatico puro e, siccome vivo nel sud della Romagna lontano da tutti, noi potendo far vita associativa inizio via via a staccarmi dal gruppo, con il quale mantengo sporadici ma intensi contatti epistolari e fisici, in forma di grigliata annuale che – a cadenza più o meno regolare – teniamo nel forlivese. Ma questa non è una storia di amicizia e carne alla brace, è la storia che parla di come ho raccolto e donato la strabiliante (per me) cifra di 300 euro a ISF tramite le raccolte fondi di Facebook.

Sì, proprio quelle che puoi fare per il tuo compleanno (il mio è stato pochi giorni fa) e, accortomi della possibilità di farlo mi sino accorto (anche) che ISF era uno dei possibili destinatari e così, armatomi di pazienza e tastiera ho messo giù due righe, una headline (come la chiamano quelli che fanno la comunicazione figa) che recitava Fatemi un regalo. Per chi ne ha bisogno e ho iniziato a scassare telematicamente gli zebedei a chiunque ritenessi (tra le mie amicizie di facebook) potenzialmente in grado di poter versare una cifra, anche piccolina.

20 euro li ho versati io, 5 me li ha regalati Facebook (che, in cambio, ha ottenuto un conto paypal sul quale – chissà quando – potrà addebitarmi qualche costo o, magari, mi addebiterà gli acquisti fatti sul suo marketplace…) il resto è il frutto dello scassamento – neanche tanto ossessivo – di zebedei.

Il concetto è semplice: nel momento in cui ci accorgiamo di non poter salvare il mondo da soli – lo so, è dura da accettare signori miei, ma è un passaggio inevitabile nella vita di ciascuno – non bisogna farsi prendere dal panico, perché la soluzione è incredibilmente semplice: occorre attivarsi per far sì che altri siano coinvolti e vengano attivati per dare una mano. Il tutto spendendo la propria faccia e credibilità per sostenere un gruppo di persone in cui si crede.

E quindi, ai 25 euro iniziali se ne sono aggiunti 50 di alcuni amici e d ex compagni di liceo che, non sapendo come versarli, me li hanno consegnati e poi colleghi, altri amici (alcuni dei quali si sono sentiti tirati in ballo in quanto “quasi-informatici”) e addirittura alcuni soci di ISF, che conosco benissimo e che – come sono soliti fare – hanno risposto presente (che, guarda caso, usiamo comunemente come sinonimo di dono e qui i cultori di Kung Fu Panda verseranno una lacrimuccia).

Come dire? Ci speravo, ma non ci credevo e l’obiettivo minimo di 150 (che mi ero ripromesso comunque di compensare con un altro obolo personale, ove non fosse stato raggiunto) è stato doppiato, riempiendomi di gioia e attenuando i miei sensi di colpa rispetto alla mia prolungata assenza dai consessi ufficiali (e dalle grigliate informali).

Non sarà la soluzione ai problemi dei mondo (e di certo non stravolgerà il bilancio di ISF) ma il tasto sostieni una no profit è un piccolo, ma significativo, esempio di come ciascuno possa contribuire alla crescita di ISF.

Insomma, la prossima volta che pensi mi piacerebbe tanto fare questa cosa fichissima per ISF ma… sappi che c’è una maniera fantastica per evitare rimpianti e rimorsi: farlo e basta.

Nicola Battistoni