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Rientrato ieri sera da L’Aquila, dopo una settimana frenetica di sopralluoghi ad edifici delle zone cittadine e delle frazioni, per classificare strutture poco lesionate o per segnalare i pericoli di crollo, per tranquillizzare la gente che ti aspetta fuori dicendo che la loro casa ha tenuto, o che magari si può riparare, o solo per dire che sono fortunati ad essere vivi…

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S. Panfilo d’Ocre in una rara mattina di sole

Ci sono alcune zone che sembrano bombardate (il centro de L’Aquila, detta “zona rossa”,  in cui si entra solo con un permesso speciale), alcune in cui la vita potrà riprendere abbastanza velocemente (paesi in cui gli aggregati edilizi in muratura hanno retto bene gli effetti del sisma) ed altre in cui 3 o 4 piani in cemento armato si sono letteralmente seduti sopra il piano terra, diventato alto poco più di un metro…
Nei piani superiori lo scenario è quello di una guerra: pareti esplose o con la classica lesione a “X”, pareti divisorie e mobili abbattuti, stoviglie e suppellettili su cui cammini alla luce della torcia sul caschetto, nel forte odore proveniente dai frigoriferi aperti ormai da 15 giorni.  Acqua dal tetto o dalle finestre sventrate. Molti non salivano a casa dalla notte del 6 aprile, e li accompagnamo a recuperare quello che si può, o solo a cercare il gatto. Qualcuno ha paura di entrare e mi da le chiavi di casa, senza ricordare che non è necessario aprire, non c’è più il muro e nemmeno la porta…

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Frazione di Pettino, edificio 2002, telaio in c.a. e tamponamento in laterizio.

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Frazione di Pettino, edificio 1985, telaio in c.a. e tamponamento in laterizio.

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Frazione di Pettino, edificio 1985,  prima del terremoto erano 4 piani, ora sono 3…

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… il garage non esiste più.

La vita nelle tendopoli vuol sembrare una festa paesana permanente, ma sotto la pioggia battente neanche i medici vestiti da clown riescono spesso a strappare un sorriso.

Non so cosa possa servire ora, forse il problema vero non è quello contingente. Magari ma tra un po’ sarà tutto più semplice  – e forse più difficile – e allora ci sarà solo bisogno di esserci, sempre e comunque. Quando l’interesse mediatico cesserà, quando chi doveva sfilare in passerella ci sarà passato, inclusi quelli che hanno permesso di costruire dove la storia –  non la scienza – insegnava che era meglio lasciare bosco.  Mi viene in mente la diga all’ombra del monte “Toc” da cui si una notte si stacca un pezzo, o le casette unifamiliari con garage interrato nella piana delle “Terre Basse”, che si ricoprono d’acqua il giorno che piove un po’ più del troppo. Nessuna considerazione sul cemento scadente, sugli edifici progettati male e realizzati peggio, non sono in grado di esprimere giudizi, ma il panorama è davvero devastante…

Saluti. 
Marcello

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Campo di Ocre

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Campo di Paganica

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Chiesa delle Anime Sante, L’Aquila

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Il Forte, L’Aquila

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Chiesa di Paganica