Home > Progetti > Work Lab, l’hub di formazione dove nessuno é straniero: intervista a Giulio Asta

Il progetto Work Lab é nato nel 2019 con un’ambizione: offrire corsi di alfabetizzazione digitale gratuiti e accessibili a richiedenti asilo e rifugiati di Bologna. Dopo una prima fase sperimentale di successo, il progetto é stato finanziato e si é consolidato, raggiungendo ottimi risultati. Ce ne parla Giulio Asta, Project Manager di Work Lab e socio di ISF.

Ci racconti come è nato il progetto e quando? 

Il progetto Work-Lab è nato attraverso il contatto tra l’esperienza dell’insegnamento dell’italiano agli stranieri richiedenti asilo e rifugiati, alcuni percorsi di avviamento al lavoro e alla ricerca attiva di un impiego e l’esperienza formativa di alfabetizzazione informatica condotta da Informatici Senza Frontiere a Bologna. 

L’idea iniziale era quella di fornire un servizio di assistenza alla ricerca dell’impiego che uscisse dalle dinamiche assistenzialiste e che permettesse un efficace empowerment della persona singola. Alla base di Work-Lab c’è la fiducia nei talenti e nelle competenze di ciascuna persona; così come la fiducia nel fatto che è più facile per chiunque trovare lavoro se si sa come farlo, come presentarsi, come organizzarsi, ma soprattutto se si hanno le idee chiare sulle opportunità reali che ciascuno può intercettare e in che maniera farlo.

Agli albori del progetto, come project manager di Work-Lab in collaborazione con ISF, ho pensato di convertire i corsi di alfabetizzazione informatica al PC in corsi di alfabetizzazione digitale dedicati allo smartphone. Attraverso la tecnica didattica BYOD (Bring Your Own Device), si è potuto quindi portare un nuovo modello di insegnamento della Digital Literacy particolarmente utile nei confronti delle persone socialmente, economicamente e linguisticamente svantaggiate o emarginate, come gli utenti a cui Work-Lab ha cominciato a rivolgersi fin da subito. L’obiettivo non era più “semplicemente” insegnare a usare i computer per acquisire competenze spendibili nella società italiana di oggi, quanto insegnare direttamente come interagire con la società, orientarsi all’interno di essa, imparare l’italiano, cercare lavoro, gestire il denaro e cercare occasioni di formazione personale e professionale, grazie ai device già a disposizione di ciascun partecipante.

Quali sono stati i risultati della fase di sperimentazione? Come avete pensato poi di organizzare la seconda fase?


Grazie all’entusiasmo dimostrato subito da ISF, da CittadinanzAttiva Emilia-Romagna e dall’Associazione Mondodonna Onlus nei confronti del progetto, si è cominciato a lavorare a una sperimentazione di 5 mesi, alla fine della quale l’8% dei partecipanti è riuscito a trovare lavoro in maniera autonoma. Un grande aiuto è stato riscontrato fin da subito nella partecipazione di un gruppo di studenti di Antropologia dell’Università di Bologna, i quali hanno supportato tutta la fase sperimentale con la loro presenza e il contributo, finalizzato poi in un tirocinio formativo. La co-progettazione tra il Project Manager, i tirocinanti, le realtà coinvolte e i partecipanti stessi ha permesso poi di ripensare il progetto in vista di una sua ristrutturazione e miglioramento. La seconda fase è iniziale ufficialmente con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, la quale ha deciso di sostenere il progetto con un finanziamento dedicato. Riorganizzando le risorse e le attività v’è stata poi la possibilità di dedicare un po’ di tempo alla formazione di quello che è diventato un vero e proprio team di lavoro, costituito da due tutor e un secondo gruppo di tirocinanti dell’Università guidato anche dall’esperienza e dalla presenza del primo gruppo. Al termine della seconda fase, grazie alla collaborazione tra i membri del team e al nuovo design degli strumenti operativi digitali creati ad hoc, il risultato è stato più che incoraggiante: il 42% dei partecipanti, entro un paio di mesi dalla fine del corso, è riuscito effettivamente a trovare lavoro in maniera autonoma. Considerando che coloro che hanno fatto accesso a Work-Lab tra gli affiancamenti alla ricerca lavoro e i corsi di Smartphone erano al 70% donne straniere, il risultato è ancora più incoraggiante. Attualmente il progetto è in fase di stand-by in attesa di un sostegno al lavoro dei tutor, dato che il servizio è interamente gratuito per coloro che accedono.

Chi sono gli utenti del progetto e da dove vengono?

Gli utenti di Work-Lab sono, al momento, richiedenti asilo e rifugiati ospitati all’interno di strutture di prima e seconda accoglienza. Fino ad oggi, l’utenza afferente al progetto faceva riferimento all’Associazione Mondodonna Onlus, ma in futuro il servizio potrebbe essere esteso anche al pubblico. La maggior parte degli utenti che hanno partecipato ai corsi di Smartphone e agli affiancamenti per la ricerca lavoro è di origine straniera, perlopiù dall’Africa sub-sahariana, in particolare nigeriane/i e ivoriane/i. Ciò non toglie che il servizio di affiancamento e i corsi di Digital Literacy potrebbero rivelarsi utili anche alla popolazione italiana, in quanto i temi trattati sono di interesse generale e non sono urgenti soltanto per la popolazione immigrata.

Gli utenti, spesso, hanno fatto accesso a Work-Lab con un livello di italiano relativamente basso per poter accedere a buona parte del mercato del lavoro. Ciononostante, una volta terminato il percorso formativo, abbiamo potuto registrare un notevole incremento anche delle competenze linguistiche. Probabilmente tale risultato, solo apparentemente indiretto, è dovuto al fatto che il team di lavoro fosse plurilingue e potesse effettivamente aiutare le/gli utenti a comprendere, a far pratica in lingua italiana, facendo anche riferimento alle lingue d’origine o a quelle veicolari a disposizione. Durante le lezioni di Work-Lab è prassi sentire l’utilizzo di almeno quattro o cinque lingue diverse, così da rendere la formazione e gli affiancamenti il più inclusivi possibile. Ciò è valido anche per le persone che sono arrivate a Work-Lab con livelli di scolarizzazione bassissimi, in linea con la popolazione richiedente asilo in arrivo in Italia negli ultimi anni, in particolare dall’Africa sub-sahariana. A Work-Lab, queste persone, hanno imparato ad interagire con i propri smartphone anche attraverso le tecnologie text-to-speech e speech-to-text diventando capaci di scrivere/leggere email e offerte di lavoro. 

Ci sono dei momenti o delle storie che ti hanno particolarmente colpito durante l’esperienza di Work-Lab?

Tra i momenti più emozionanti dell’esperienza di Work-Lab ci sono stati tutti quei momenti in cui qualche partecipante ritornava solo per annunciare di avere trovato lavoro, raggiante. Durante le attività, inoltre, era previsto il feedback da parte degli utenti. Leggere le impressioni degli utenti e discutere con loro del progetto, così da renderlo co-costruito, più inclusivo, sempre migliore è stata sicuramente una delle esperienze più arricchenti. 

Le storie che ci hanno colpito durante il lavoro come tutor e formatori sono numerose, difficile sceglierne una in particolare. Sicuramente, nonostante i risultati raggiunti siano più che positivi, c’è ancora molto da lavorare e abbiamo ancora bisogno del supporto di chiunque possa darci una mano a continuare con questa esperienza.

Come può ancora crescere Work-Lab e quali sono le prospettive future?

Al momento Work-Lab è in una seconda fase di ristrutturazione. Stiamo cercando vie per rendere il progetto più sostenibile, mantenendo l’essenziale gratuità del servizio per coloro che non potrebbero altrimenti permettersi percorsi di formazione e accompagnamento dedicati. I prossimi passi saranno una ristrutturazione del sito, degli strumenti di monitoraggio e formazione e sicuramente la riapertura dello sportello e dei corsi il prima possibile, possibilmente con il team allargato così da poter accettare più utenza e diventare un punto di riferimento per il territorio di Bologna e, in particolare, per la comunità straniera. Uno dei punti chiave è la trasversalità dell’iniziativa, tanto che una delle possibili prospettive future potrebbe essere proprio l’apertura del servizio a un pubblico più vasto e non “solo” straniero. Alla fine, l’Italia è un Paese coloratissimo e pieno di differenze, competenze, talenti che purtroppo ancora oggi non godono della valorizzazione che meriterebbero. Siamo pronti per ricominciare, con chi voglia sostenerci e darci una mano, per continuare a sostenere il talento e le competenze dei nostri utenti e di coloro che meriterebbero più attenzione nei confronti delle proprie esigenze di progettazione personale.

Per saperne di più sul progetto, visita il sito www.worklabonline.com.