La Sezione ISF Lazio ha realizzato un percorso di formazione in ambito PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento, già alternanza Scuola-Lavoro), in cui studenti del Liceo Montessori di Roma hanno lavorato come tutor nei corsi di informatica realizzati nei centri anziani.
Maurizio Sapienza, coordinatore della sezione Lazio e del progetto, ci racconta com’è andata l’iniziativa.
Com’è nata l’idea del progetto? Quale è stato l’apporto di ISF?
L’idea è venuta ad un nostro socio, Dario Berardi, ed è stata proposta nel mese di luglio 2018, in una delle nostre riunioni mensili: coinvolgere degli studenti nel ruolo di tutor di anziani che seguivano dei corsi di informatica di base tenuti da ISF. In quell’occasione sono state buttate giù le linee generali del progetto, i principali obiettivi e abbiamo discusso gli approcci possibili.
Il gruppo di lavoro ISF che è stato costituito per l’occasione (complessivamente 4-5 persone) ha quindi definito il piano generale, contattati gli insegnanti e concordato le modalità di lavoro. Le attività sono iniziate a ottobre 2018 e proseguite fino ad aprile 2019. In questa prima esperienza sono stati coinvolti 22 studenti che hanno affiancato gli anziani di due centri.
L’esperienza è stata poi ripetuta a ottobre 2019 coinvolgendo circa 45 studenti, suddivisi in tre gruppi, e 5 centri anziani. Purtroppo, a causa della pandemia, solo due dei tre gruppi hanno potuto completare il percorso previsto.
L’aspetto più importante rispetto ad altre esperienze simili di insegnamento agli anziani da parte di studenti è che non sono stati gli anziani ad entrare in una scuola per seguire delle lezioni, ma sono stati i ragazzi ad andare nei centri ad affiancarsi agli anziani. In questo senso, ISF ha svolto un vero e proprio ruolo di “datore di lavoro”: ha formato i ragazzi, li ha informati sulle regole da seguire, ha controllato le loro presenze e ritardi sul lavoro, ha assicurato che venissero seguite le norme di sicurezza sul lavoro (per quanto semplici potessero essere nelle situazioni pratiche dei centri anziani) e ha costantemente controllato la qualità del lavoro svolto. Per quanto semplici potessero essere queste operazioni, sono state molto formative per gli studenti e il loro comportamento responsabile e impegnato fuori dell’ambiente scolastico ne è stata una dimostrazione.
Tutte le attività svolte, inoltre, sono state documentate, e i documenti messi a disposizione di tutti i soci ISF, allo scopo di favorire la ripetibilità di questo tipo di esperienza.
Come hanno reagito studenti e studentesse all’incontro con gli anziani?
La cosa che ha colpito di più tutti noi impegnati nel progetto è stata l’immediata trasformazione del rapporto “insegnante-discente” in quello “nonno-nipote” con un aggiuntivo senso di distacco, rispetto e stima, che spesso nei rapporti familiari tende a mancare. Mentre al primo impatto si notava una certa incertezza da parte dei ragazzi se dare del “lei”, su come rapportarsi, e a volte una certa timidezza nel confrontarsi con una persona estranea molto più grande di età, dopo le prime due ore si davano appuntamento al prossimo incontro come se si fossero sempre conosciuti. Tra l’altro, avevamo organizzato i corsi in modo che la coppia docente-discente fosse il più possibile stabile nel tempo.
Quali sono le principali difficoltà che avete incontrato nel mettere insieme due generazioni con competenze tanto diverse?
Questo espetto ci aveva preoccupato non poco in fase di pianificazione del progetto, tanto che abbiamo inserito una lezione preparatoria da parte di uno psicologo (un nostro socio che ha appositamente organizzato una lezione dedicata al rapporto con gli anziani). Con lui avevamo svolto delle simulazioni con giochi di ruolo per evidenziare i possibili atteggiamenti migliori e anticipare ai ragazzi le possibili difficoltà. In realtà, le cose sono andate in modo molto più facile di quanto avremmo mai immaginato, anche se le simulazioni probabilmente sono servite.
Per te come volontario quali sono state le soddisfazioni più grandi in questa iniziativa?
Per me, come per gli altri soci coinvolti in questa iniziativa, è stata una grande soddisfazione notare come gli studenti abbiano interpretato con partecipazione il loro ruolo di Tutor. Come già accennato, avevamo previsto alcune giornate di formazione in aula come preludio al lavoro di tutoring. La formazione verteva su argomenti tecnici e sugli aspetti relazionali con gli anziani, per prepararli al tipo di domande e ai tipici problemi in cui si sarebbero potuti imbattere. Il loro livello di attenzione in quei primi giorni di aula aveva fatto sorgere il timore che l’inserimento dei ragazzi nei centri anziani avrebbe incontrato delle difficoltà. Invece, con grande soddisfazione abbiamo constatato che il cambiamento di ambiente, il passare da un’aula scolastica in cui erano “studenti” ad un centro anziani in cui erano “insegnanti” ha indotto in loro un senso di responsabilità che ha completamente sciolto ogni riserva. Penso che anche l’approccio adottato nei loro confronti di non considerarli “studenti” ma “lavoratori”, sottolineando gli obblighi materiali e morali che come tali erano tenuti a rispettare, l’aver definito un piano preciso con orari che dovevano essere rigidamente rispettati, abbia contribuito a dare loro una guida, dare loro sicurezza, e in generale alla riuscita del progetto.
Per saperne di più sul progetto visita la pagina dedicata.