Il progetto Coding nelle scuole sta portando nelle scuole del Veneto un innovativo processo di insegnamento del coding tra ragazzi e adulti. Abbiamo intervistato Isabella Chiodi, ideatrice e project manager del progetto, per saperne di più.
Da dove nasce il percorso di Coding nelle scuole?
Ci sono ricerche socio-pedagogiche che confermano come tra gli 11 e i 14 anni d’età si apra una finestra particolarmente feconda, con un picco intorno ai 12 anni, per avvicinare ragazze e ragazzi alle discipline scientifiche attraverso la programmazione ed il conseguente sviluppo del pensiero computazionale. L’UE ha chiesto già dal 2015 ai paesi europei di includere il coding nell’offerta formativa delle scuole primarie e secondarie di 1°grado, ma purtroppo l’Italia è in grave ritardo e non ci sono ancora scuole che abbiano il coding nella loro offerta formativa permanente, anche se le iniziative, i doposcuola e gli stage sono numerosissimi, per studenti ed insegnanti, anche se a volte discontinui. Troppo spesso si privilegia un’informatica passiva, fatta di registri elettronici, fogli elettronici o editor: un approccio attivo in cui siano i ragazzi a programmare il computer e non ad “essere programmati”!
Così, lo scorso anno ho pensato di proporre un progetto pilota a due scuole medie: 10 lezioni di Scratch 3.0 ciascuna, in orario scolastico, in presenza degli insegnanti, che indirettamente potevano formarsi, indirizzando circa 50 ragazzi di 1° media.
A che punto siete con lo sviluppo del progetto?
Grazie al successo del pilot, si e’ potuti partire con un progetto più strutturato ed ampio, con l’obiettivo di allargare progressivamente la comunità di docenti in grado di insegnare il coding.
Abbiamo presentato il progetto al Provveditore agli Studi, con le due Scuole pilota a pieno supporto, ed è stato accolto con grande entusiasmo e supporto. Ora, grazie alla collaborazione di Marco, Carlo, Ruggero e Giorgia, ma anche di altri dieci nuovi volontari, tra cui studenti universitari, che si sono offerti per la fase di tutoraggio, stiamo finendo di formare circa 120 insegnanti di 6 Istituti Comprensivi i quali, a partire da Febbraio 2020, inizieranno a loro volta a formare circa 800 ragazzi. Oltre ad apprendere un nuovo linguaggio, i ragazzi saranno gli ambasciatori digitali per altri ragazzi e per le loro famiglie.
Un’esperienza importante per tutti noi, in cui si da e si riceve, che ci sta facendo conoscere molto da vicino l’ambiente scolastico, con tutte le sue sfaccettature, incluse le titubanze iniziali degli insegnanti e la gioia quasi infantile quando arrivano i primi risultati .
Qualche momento che ti emoziona particolarmente?
Entusiasma vedere come ragazze e ragazzi di quell’età siano incredibilmente veloci nell’apprendere il linguaggio uomo-macchina, nel riversare logica, creatività, abilità nelle animazioni e nei giochi che sviluppano, nel collaborare con continui feedback gli uni con gli altri, allargando l’uso del linguaggio a tutte le discipline. Alcuni sono arrivati a rappresentare “La Divina Commedia” con Scratch…e sono certa che così non se la dimenticheranno più! Altrettanto sorprendente, tuttavia, è stato trovare conferma di come anche gli adulti si possono appassionare ad allargare gli strumenti dell’apprendimento a loro disposizione.
Spesso si dipinge l’informatica come una cosa “da maschi”: lavorare insieme al coding può aiutare anche ad abbattere questi pregiudizi di genere?
In generale non ho visto differenza tra maschi e femmine ed ho toccato con mano come si possono demolire falsi stereotipi, come “l’informatica e’ difficile”, “l’informatica non e’ roba per donne”, soprattutto se non ci si ferma al “si dice” ma si passa al fare, usando strumenti disegnati per imparare divertendosi. Chiaramente, è necessario partire anche da più lontano: da un lato dall’impegno per la parità di genere e dalla ricerca di strade che portino più ragazzi, ma soprattutto ragazze, ad avvicinarsi alle discipline STEM, ormai background riconosciuto indispensabile per avere un lavoro nel XXI secolo; dall’altro nell’intima convinzione che, per avere un impatto, bisogna cercare di guardare lontano e mettere a sistema le iniziative.
Che cosa speri per il futuro di Coding nelle scuole?
A fine anno scolastico, quando i risultati completi saranno disponibili, contiamo di aver disegnato ed implementato, una buona pratica, una pratica soprattutto replicabile e scalabile; con l’aiuto e la collaborazione di tutti gli stakeholder, la replica del progetto potrà’ dare un’accelerazione significativa al recupero dei ritardi nella formazione digitale dei nostri figli e dei nostri nipoti, e speriamo uno strumento in più per affrontare la rivoluzione digitale da protagonisti e non da comparse.